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Bambini e paura: quando può essere eccessiva?

Bambini e paura

Ruth Gendler sostiene che “la paura ha una grande ombra, ma in se stessa è piccola.

I bambini sperimentano diverse paure come parte del loro normale percorso evolutivo. In alcuni casi, però, queste paure superano quella che potremmo definire la soglia della normalità e quindi possono interferire con il loro stato di benessere.

Quale è la differenza fra paura ed ansia?

L’ansia in generale è un fenomeno più onnicomprensivo e generalizzato che ha componenti emotive, comportamentali e cognitive. Quando la paura diventa eccessiva e invalidante possiamo considerarla una forma di ansia. Alcuni bambini sembrano più paurosi o preoccupati di altri, ma prima di stabilire se le paure che li affliggono sconfinano in un disturbo di ansia, è bene conoscere quali sono le paure normali che si presentano nel corso dello sviluppo di ognuno di noi.

Paure e fasi della crescita

Le paure così dette normali, vengono cosi definite perché si presentano con una certa regolarità nella maggior parte dei bambini, maschi o femmine che siano, indipendentemente dalla razza o dall’etnia, dalla nazionalità, dalla religione e dal background socio-culturale. Queste paure insorgono normalmente in momenti precisi della crescita, all’interno di finestre temporali definite e tendono a risolversi spontaneamente.
Quando si avvicinano al compimento del secondo anno di vita i bambini sperimentano quella che viene definita la paura dell’estraneo, la paura di oggetti o stimoli nuovi (per es. i rumori forti e improvvisi) e la paura delle altezze. Dai due ai tre anni invece incontriamo la paura del buio e la paura degli animali di piccole dimensioni, seguite intorno ai cinque anni dalla paura del “cattivo” e dalla paura di farsi male.
All’ingresso della scuola elementare iniziano a manifestarsi paure più complesse e spesso collegate anche alle nuove esperienze che i bambini iniziano a vivere. A sei anni troviamo la paura di entità sovrannaturali, la paura di dormire da soli (eh sì… il vostro bambino non è regredito!), la paura dei tuoni e dei fulmini.

Le paure legate all’informazione attraverso i social media

Dai sette agli otto anni le paure sono collegate alle informazioni a cui bambini sono esposti attraverso i social media. Che intendiamo dire con questo? Che i bambini non dovrebbero avere accesso a informazioni con una quantità eccessiva di particolari o dettagli. Ecco perché nell’articolo in cui incoraggiavamo i genitori a parlare dell’emergenza Covid-19 ai bambini, abbiamo al contempo suggerito di non esporli direttamente alle notizie dei media. In questa categoria, pertanto, possono ricadere paure differenti, a seconda di ciò che i bambini hanno visto o sentito (per esempio i bambini possono manifestare la paura di volare se hanno sentito parlare di incidenti aerei, oppure la paura di disastri naturali come terremoti e tsunami; di attacchi terroristici, o di malattie come il cancro o l’AIDS e in ultimo la paura di essere rapiti o uccisi). Infine, dai nove anni in poi entrano in scena le paure legate alla prestazione sociale e scolastica, all’apparenza fisica e la paura della morte.

La funzione delle paure “normali”

Queste paure vengono definite universali in quanto numerose ricerche hanno dimostrato che si presentano con una certa regolarità nelle finestre temporali che abbiamo velocemente indicato e la motivazione può essere ricercata nella natura adattiva e protettiva che queste paure hanno, nel loro significato evolutivo.
La paura infatti, svolge un’importante funzione protettiva in tutte le specie e l’etologia ha dimostrato che alcune paure si sono per così dire incastonate nel nostro DNA, portando i piccoli della specie a evitare naturalmente alcune situazioni. Un buon esempio può essere la paura delle altezze che si presenta fra i due e i tre anni, periodo in cui la coordinazione motoria e l’acuità visiva non hanno raggiunto la piena maturazione. Questa paura scompare progressivamente mano a mano che il bambino padroneggia queste abilità.
Queste paure universali non devono essere contrastate, né sminuite. Un oggetto, una situazione o un evento non smettono di farci paura solo perché qualcuno ci ripete che non esistono o che le probabilità che accadano sono quasi nulle. Bisogna accompagnare i bambini, non rimarcando continuamente la loro inadeguatezza nel gestire la paura e avere fiducia nelle sue capacità di gestirla e di superarla.

Quando invece bisogna preoccuparsi?

Quando le paure permangono ben oltre le finestre temporali indicate, oppure quando, anche se cronologicamente coerenti, sono eccessive.
Quando possiamo considerare una paura eccessiva? Quando il grado di disagio che genera nel bambino è importante, quando innesca reazioni fisiologiche rilevanti, quando la sua presenza è talmente invadente da impedire al bambino di compiere normali attività quotidiane, quando genera una reazione di evitamento quasi paralizzante. In tutti questi casi è bene pensare a ricercare un aiuto per il bambino.