Quante volte capita ai neogenitori di svegliarsi nel cuore della notte, anche più volte, a causa del sonno disturbato dei bambini che piangono o vogliono andare nel lettone o, ancora, vogliono stare in braccio alla mamma e al papà. Cerchiamo di capire, insieme alla Dottoressa Margherita Fassari, Psicologa dello Sviluppo e Coordinatrice Centrale di Crescere Insieme, quando potrebbe trattarsi di incubi e cosa possiamo fare.
Incubi notturni nei bambini: frequenti o isolati?
Innanzitutto bisogna distinguere gli episodi frequenti dagli episodi isolati, che il più delle volte passano e richiedono solo un intervento di coccola e vicinanza.
- Nel caso di episodi frequenti, situazioni in cui il bambino si sveglia più volte e fatica a riprendere sonno, è importante non avere un atteggiamento pressante. Non fare domande immediatamente dopo il risveglio agitato, ma avere un approccio di contenimento per far calmare il bambino e rassicurarlo. Non è mai inutile ricordare il valore dell’abbraccio, azione che rilassa e porta amore, recinto consolatorio unico e prezioso, luogo simbolico in cui il dolore si spegne. Dopo qualche minuto, il bambino potrebbe raccontare da solo il brutto sogno oppure si possono fare delle domande interlocutorie per capire l’oggetto delle paure e dell’ansia.
- Nel caso in cui, invece, i bambini non dovessero ricordare il sogno, oppure fossero troppo agitati per parlarne allora è meglio uscire dal buio della notte e aspettare il giorno per affrontare l’argomento nel modo giusto. Ci si può prendere un momento di intimità, magari aiutati da un libro, per accompagnare il bambino nel racconto di eventuali paure o preoccupazioni che possono essere all’origine dei brutti sogni.
I libri possono essere validi alleati per superare disagi e difficoltà, eccone alcuni che possono accompagnare questi momenti per ritrovare serenità e gioia:
- Le fiabe della buonanotte (Stefania Colnaghi);
- La fatina degli incubi (Cristina Lemmi);
- Mi piacciono gli incubi (Severine Vidal e Amelie Graux);
- La piccola mercante di sogni (Maxence Fermine, Sergio Srecco).
Ti potrebbe interessare anche: 4 libri per bambini che si apprestano alla lettura in autonomia

Ma quali sono le paure evolutive nei bambini?
Intanto dobbiamo dire che prima dei 3 anni ci si trova in una fase di assestamento dei ritmi del sonno per cui è davvero molto difficile capire se siamo di fronte a brutti sogni. In questa fase c’è poca rielaborazione degli avvenimenti della giornata da parte del bambino e a questo tema si aggiunge anche la scarsità di linguaggio che non aiuta nella comunicazione bambino – adulto.
Verso i 3/4 anni cominciano le “paure evolutive”: i bambini iniziano ad avere paura del buio, dei piccoli animali, paura del “cattivo” e di farsi male. A 5 anni iniziano le paure degli esseri soprannaturali, mostri, lupi, la paura di dormire da soli e ancora le paure dei temporali, dei rumori forti e poi con la crescita. Intorno ai 6 anni, iniziano altre paure, tra le quali anche quelle delle malattie e della morte. Se i bambini da quest’età in avanti sono anche esposti ai media, alle notizie di cronaca raccontate ad esempio in televisione, mentre scorre un telegiornale che accompagna la cena della famiglia, iniziano anche ad avere paura dei ladri, degli incidenti stradali o di altri episodi violenti. Il bambino dopo i 6 anni vive una fase in cui si rende conto che quello che accade agli altri potrebbe anche accadere a lui.
Incubi notturni nei bambini: cosa possono fare i genitori e gli adulti di riferimento?
Il comportamento dell’adulto di fronte alle paure dei bambini, anche di quelli più piccoli, è davvero molto importante. Non bisogna in nessun caso ridicolizzarli o sminuire le paure con atteggiamenti come la negazione, ad esempio con frasi come “i mostri non esistono”, “noi stiamo bene non ci possiamo ammalare”, “il temporale è solo un fenomeno naturale”. L’atteggiamento corretto è quello della vicinanza e della rassicurazione perché le paure evolutive ad un certo punto passano, se ne vanno esattamente come sono arrivate e il bambino ritroverà la sua serenità.
Basteranno la pazienza, il contenimento, l’abbraccio fisico e il messaggio di presenza per non far sentire il bambino da solo, ci sono la mamma e il papà accanto a lui.
Quando dobbiamo preoccuparci degli incubi notturni?
Considerare l’assiduità con cui si presentano
Innanzitutto, dovremo prestare molta attenzione all’assiduità con cui gli episodi accadono e alla durata del periodo critico, una settimana o un mese fanno la differenza. Il tempo è un aspetto molto importante, a volte è necessario avere pazienza e aspettare per capire se l’episodio andrà a scomparire. Il tempo aiuta inoltre il bambino a rielaborare e gestire in autonomia quanto accaduto. Ricordiamoci che i bambini hanno risorse incredibili e spesso possono superare queste fasi anche solo con la vicinanza e la rassicurazione dei genitori.
Ogni caso è unico naturalmente, è molto difficile generalizzare, ma possiamo dire che episodi che accadono due, tre volte a settimana possono assolutamente rientrare nella normalità e non destare preoccupazioni.
Soprattutto se il contenuto del sogno raccontato dal bambino è coerente con le paure evolutive: “c’è una persona che mi guarda nell’angolo della stanza”, “il buio mi fa paura”, “il lampi entrano nella mia cameretta”…
Rifiuto di andare a dormire
Un altro campanello di allarme è sicuramente il rifiuto di andare a dormire perché potrebbe significare che il bambino ha paura, teme l’arrivo dei brutti sogni e questo gli provoca un disagio importante. In questo caso anche osservare il comportamento durante i riposi diurni diventa molto utile. Nel caso di pensieri intrusivi che affiorano quando il bambino chiude gli occhi, il rifiuto al sonno sarà evidente anche durante le ore del giorno.
Il sogno raccontato dal bambino
Un ulteriore indice di allarme è il racconto del bambino di aver vissuto o aver assistito ad un evento traumatico, che può essere un episodio in presenza o in modalità virtuale. Pensiamo ad esempio ad una situazione vista a scuola o a casa, o ancora ad un episodio traumatico visto su Youtube, anche per errore.
Davanti a questi campanelli di allarme può essere utile parlarne con qualcuno, con uno specialista che potrà rassicurare il genitore e fare gli approfondimenti necessari.
Anche l’Asilo Nido, nel caso il bambino lo frequentasse, è una risorsa importante. Gli educatori stessi possono riscontrare le medesime problematiche vissute dal genitore e possono riconoscere e a volte decodificare il rifiuto del bambino di andare a dormire suggerendo, quando necessario, un colloquio con lo specialista della struttura.
Il più delle volte gli incubi notturni nei bambini rientrano all’interno del contesto delle paure evolutive, situazioni che causano disagio, che a volte preoccupano, ma che appartengono alla sfera della normalità, alle difficoltà che “aiutano a crescere”. Come direbbe D.J. Siegel “Un anno fa avevi paura di cose che adesso nemmeno ricordi”.